Uno spettro si aggira per l’Europa –
lo spettro del Femminismo.
Ignoto ai più,
ripudiato da molti, tradito da troppi. Trascina le sue grevi catene qua e là,
in tanti lo vedono, ma ne sono spaventati.
E se la donna potesse non essere madre? E se non dovesse necessariamente essere
intrappolata dalla sua funzione biologica? E se trovasse realizzazione nella
carriera? E se decidesse di lavorare, portare a casa il pane, portare dei
pantaloni? No no, allontana questi funesti pensieri, spettro maledetto!
La donna è un’emanazione della maternità, deve accudire i figli, dev’essere l’angelo
della casa. Che lavori pure, se le è dato, ma che accetti con rassegnazione
soprusi e discriminazione. Uno stipendio più basso del vero lavoratore, l’uomo,
quell’instancabile massa di forza erculea, che certo merita di più, abbisogna
più denaro – è innegabile. Così vuole Madre Natura.
Madre Natura, questo confuso garbuglio di pensieri che vengono propagandati
postumi, quando lo stato di natura è morto e sepolto. Lo stato di cultura se ne
appropria, recupera il corpo nel suo giaciglio mal disposto, solleva il putrido
cadavere e lo esibisce davanti agli occhi sbigottiti di milioni di persone. “È
giusto, è giusto!” grida la folla aizzata, “Madre Natura ci vuole confinati ai
nostri ruoli, vuole la donna madre, la donna angelo della casa, che accudisce i
propri figli, che sacrifichi le soddisfazioni personali per cercarle nella
propria prole! Madre Natura vuole l’uomo instancabile lavoratore, maschio
alpha, conquistatore di donne, collezionatore di trofei di carne ed ossa!” C’è
anche chi nomina il nome di Dio invano, senza accorgersi del processo di
proiezione antropologica che ne sta alla base.
Il cadavere languisce davanti a tutti, marcio e imputridito. Non ci si
preoccupa di scomodarlo in caso d’evenienza. A volte viene anche infilzato ed
impalato, ad eterno ricordo di questi ruoli che avrebbe definitivamente
stabilito in un mondo primordiale che nessuno può ignorare. Solo pochi notano
che, in fondo, si tratta di un cadavere strappato alla sua tomba; che impalarlo
è di fatto un atto di forza bruta, di violenza, di non accettazione di un mondo
diverso; che ‘famiglia tradizionale’ e ‘teoria del gender’ sono termini che
questa Madre Natura non ha mai conosciuto. Ma soprattutto, in pochi si
accorgono della sofferenza di questo cadavere che non conoscerà mai l’eterno riposo,
la pace, o perlomeno una tregua. Intossicato dai veleni umani, dal tirannico
Capitalismo che non vede in essa una madre, quanto piuttosto una vittima da
sacrificare all’altare del dio Capitale. E questa Natura, strappatole
comodamente il ruolo di Madre, diviene schiava di un sistema che in quello
stato di natura non ha mai trovato posto. Questa unica vera madre viene
sacrificata con determinazione, ma mai sia che le donne possano conoscere una
felicità che non sia quella famigliare di crescere dei figli ed occuparsi di
una casa.
Lo spettro si aggira nella folla, tocca qualcuno, lo rende partecipe dell’inenarrabile
sofferenza del nascere con due X stampate in ogni cellula. Sofferenza in fondo
evidente, che si manifesta in copiose perdite di sangue e in altrettanto
copiose perdite di denaro per ovviare al problema. Sofferenza in fondo anche
mal celata, che viene perpetrata dal genere maschile ogniqualvolta ritenga
opportuno fischiare, sbraitare, allungare le mani su ciò che di fatto non è un
oggetto alla mercé dell’uomo. Sofferenza in fondo anche nascosta nella lotta
quotidiana di ogni donna che non si senta madre, che voglia lavorare, cercare
soddisfazioni personali senza per questo dover scendere a compromessi con un
mondo dominato da uomini.
Qualcuno, nella folla, realizza tutto ciò con occhi vitrei e viso pallido,
abbassa lo sguardo confuso e ben presto abbandona quella macabra declamazione
su e contro Madre Natura. L’entusiasmo si smorza, la candela della devozione
viene spenta dal raziocinio del progresso, la folla si sfoltisce. I pochi
rimasti piantano radici lì, continuano a sbraitare, fermi nella convinzione che
questo cadavere abbia leggi da dettarci. Allora creano di propria mano una
teoria del gender, confusa, decadente, dannata. Ora hanno la loro crociata, il
loro nemico, questo enorme mulino a vento fatto di cartapesta e qualche
desiderio represso. Si elevano a rango di sentinelle, leggono confezioni di
shampoo e riviste di gossip, condannano il declino della civiltà. Lungi dall’uomo
e dalla donna elaborare una dimensione personale in cui si sentano a casa. Il mondo
è un posto freddo, ognuno al proprio posto, con i propri ruoli e le proprie
battute. Non deviamo dalla rotta prestabilita, non c’è spazio per Ulisse qui.